Date e Contesto Storico

CONTESTO STORICO

Per comprendere meglio le storie personali che si intrecciano nella performance Trame - Bicocca è utile tracciare tre percorsi.

1). Sotto il regime nazista l'eliminazione dei dissidenti politici iniziò sin dal 1933, appena due mesi dopo la salita al potere di Hitler, con l'apertura del campo di concentramento di Dachau.
Tra il 1933 ed il 1939 fu attivo l'Aktion T4 che prevedeva la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e da portatori di handicap mentali. Furono uccise un totale di persone compreso tra le 60.000 e le 100.000.
Con la forte espansione territoriale verso est del 1941 vennero attivate le Einsatzgruppen, reparti speciali con il compito di «annientare ebrei, zingari e avversari politici» tramite fucilazioni di massa. La precedente esperienza dell’Aktion T4 diventa poi centrale per perfezionare gli stermini di massa.
Nei vari campi si trovano camere a gas e forni crematori con cui furono uccise migliaia di persone al giorno a ciclo continuo.
Tra il 1933 ed il 1945 furono circa 15-17 milioni le vittime dell'Olocausto, tra cui 5-6 milioni di ebrei.
Un aspetto poco sottolineato fu quello economico. I lager nazisti furono anche luoghi di schiavitù; lo “sterminio mediante il lavoro” era teorizzato e promosso attivamente. I prigionieri erano sfruttati al massimo delle loro forze; le condizioni di lavoro rendevano il “ciclo di vita” di un prigioniero inferiore ai 4 mesi, ma permettevano margini di profitto molto elevati. A servirsi del lavoro in schiavitù erano sia le aziende che dipendevano direttamente dalle SS, sia aziende private.

2). Dopo la costituzione dell’Asse (1936) l’Italia iniziò il cammino che la portò in soli due anni all’emanazione delle leggi razziali in un progetto di allineamento alle posizioni tedesche sul “problema ebraico” e sulla supremazia della “razza ariana” sulle altre “razze”.
Il primo passo compiuto dal regime nell’esprimere la propria posizione non ebbe però una matrice giuridica, bensì pseudo-scientifica: il Manifesto della razza del 14 luglio del 1938.
In seguito, i provvedimenti si susseguirono con ritmo incessante: dapprima la legge del 5 settembre 1938, il Regio Decreto Legislativo: Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista; poi il Regio Decreto n. 1728: Provvedimenti per la difesa della razza italiana del 17 novembre dello stesso anno, rafforzati dal discorso di Trieste tenuto dal Duce il 18 settembre 1938. Il regime diede così una definizione giuridica di ebreo, togliendo sempre più diritti agli ebrei italiani ed estromettendoli dalla società civile vietando l’istruzione in scuole pubbliche, l’uso di testi scolastici scritti da autori ebrei, l’esercizio di attività intellettuali, di ricerca, imprenditoriali; l’appartenenza a una qualunque carica o struttura pubblica in qualità di funzionario o dipendente, la carriera militare. Tutti coloro che appartengono al settore pubblico o militare furono epurati, con la promessa di un’indennità, molto spesso disattesa o irrisoria, gettando centinaia di persone nell’indigenza. A questo si aggiunsero la persecuzione e il sequestro dei beni mobili e immobili.
L’ultimo provvedimento, il Regolamento amministrativo dell'Ispettorato Generale per la Razza, fu emanato il 28 febbraio del 1945, a pochi mesi dalla fine della guerra.
Fu proprio dei primi mesi del 1939, anno della stipulazione del Patto d’Acciaio tra Roma e Berlino, la conversione in legge dei decreti legislativi emanati alla fine del 1938.
In seguito vennero introdotte altre norme persecutorie, talora di elevata gravità, tramite “circolari” o altri provvedimenti amministrativi.
In particolare, l'arresto degli ebrei fu disposto dalla Repubblica Sociale Italiana con l'ordinanza di polizia n. 5 del 30 novembre 1943.
I cittadini italiani ebrei si trovarono dunque costretti a emigrare, cosa non semplice e dispendiosa in termini economici e di tempo, anche a causa della complessa burocrazia; oppure a vivere nascondendosi, a volte in conventi, o sotto false generalità. Coloro che subirono con maggiore probabilità la tragica sorte della deportazione furono i più poveri e deboli, o quelli che la comunità ebraica o le associazioni cattoliche non riuscirono ad aiutare.
Altri decisero di partecipare alla costruzione di una nuova Italia schierandosi nelle bande partigiane come combattenti o commissari politici.
La sorte fu ancora più avversa agli ebrei stranieri presenti in Italia.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 l’Italia divenne un paese occupato e per gli ebrei in Italia iniziarono le deportazioni nei campi di sterminio.

3). Il nord Italia occupato dai nazisti e dai fascisti dell’RSI si ritrovò parte integrante della produzione bellica nazifascista. Le deportazioni degli operai e degli antifascisti verso i lager seguirono i flussi di trasporto ferroviario già attivi in precedenza. Le deportazioni funzionavano sia come metodo repressivo contro antifascisti e scioperanti, sia per fornire manodopera schiavizzata alle aziende belliche tedesche, come suggerito da alcune ricerche. Sfruttamento e “sterminio mediante il lavoro” erano già stati teorizzati e messi in pratica dal 1942.



DATE STORICHE

27 Gennaio
Il Giorno della Memoria ricorda la liberazione di Auschwitz avvenuta il 27 gennaio 1945 da parte delle truppe sovietiche. La scelta di questa data è collegata al valore simbolico di Auschwitz-Birkenau, dove il processo di sterminio sistematico raggiunse il culmine della sua efferata efficienza uccidendo circa 1 milione e mezzo di persone.


28.08.1931
Giuramento di fedeltà al fascismo; atto di formale adesione al regime fascista, richiesto nel 1931 ai docenti delle università italiane.


29.04.1938
Data di fondazione della DEST (Deutsche Erd - und Steinwerke GmbH - Imprese tedesche per lo sfruttamento della terra e delle pietre), un'azienda di proprietà delle SS con il compito di gestire il lavoro forzato dei prigionieri utile alla produzione dei manufatti di pietra da impiegare nella costruzione dei vari progetti architettonici voluti da Hitler.
L’apertura dei campi di Sachsenhausen (1936), Buchenwald (1937), Flossenbürg (1938), Mauthausen (1938), Natzweiler-Struthof (1939), Gross Rosen (1940) Neuengamme (1940) fu scelta in base alla loro vicinanza a cave o siti di produzione di materiale edile.
Direttore del programma era l’SS-Obergruppenführer Oswald Pohl.
Dal 1943 la DEST cambiò la sua attività principale dallo sfruttamento delle cave alla produzione di armamenti.
Nel 1943 il giro d’affari della DEST era pari a 14.882.000 Marchi (pari a 196 milioni di Euro).


14.07.1938
Il Manifesto della razza: pubblicato, con il titolo Il fascismo e i problemi della razza, su Il Giornale d'Italia, anticipò di poche settimane la promulgazione della legislazione razziale fascista. Il Manifesto della razza, firmato da alcuni dei principali scienziati italiani e da giovani assistenti iscritti al Partito Nazionale Fascista (anche in cerca di una via per accelerare la propria carriera accademica), costituisce l’atto formale che definisce la base ideologica del razzismo, proponendo i concetti di “razza”, di appartenenza incontrovertibile degli italiani alla “razza ariana” e denunciando a chiare lettere il problema rappresentato dalla “razza ebraica”.


05.09.1938
Promulgazione del Regio Decreto Legislativo: Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista; è il primo dei provvedimenti relativi alla politica razziale del regime fascista: stabilì la “necessità di difendere la razza” all'interno della scuola, e quindi l'espulsione della classe docente e di quella discente – insegnanti e allievi, di ogni ordine e grado, nessuno escluso – di “razza” ebraica dalla scuola pubblica italiana. Inoltre, sancì il divieto per le scuole di assumere come libri di testo opere alla cui redazione avesse partecipato in qualche modo un ebreo. Fu inoltre disposta la creazione di scuole – a cura delle comunità ebraiche – specifiche per ragazzi ebrei. Gli insegnanti ebrei avrebbero potuto lavorare solo in quelle scuole.


18.09.1938
Il discorso di Trieste: nel settembre del 1938 Mussolini visitò il Friùli e il Veneto. Nel discorso tenuto il 18 settembre a Trieste, in piazza Unità d’Italia, Mussolini preannunciò l’imminente promulgazione delle norme razziali sul territorio italiano. Nel celebre comizio dichiarò apertamente che per mantenere il "prestigio dell’impero" serviva "una chiara, severa coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze, ma delle superiorità nettissime" e definì l’ebraismo come “un nemico irreconciliabile del fascismo".


17.11.1938 
Data di emanazione del Regio Decreto n. 1728: Provvedimenti per la difesa della razza italiana in cui agli ebrei venne proibito di prestare servizio militare, esercitare l'ufficio di tutore, essere proprietari di aziende, essere proprietari di terreni e di fabbricati, avere domestici "ariani". Gli ebrei vennero anche licenziati dalle amministrazioni militari e civili, dagli enti provinciali e comunali, dagli enti parastatali, dalle banche, dalle assicurazioni.


30.04.1942
Data della “Circolare Pohl” nella quale il capo della WVHA indicava il nuovo uso dei prigionieri, sottolineando la necessità di estrarre il massimo valore economico da ogni detenuto:
«Il comandante del campo è il solo responsabile dell'impiego della manodopera. Questo impiego deve essere esaustivo - nel vero senso della parola - affinché possa essere raggiunto il massimo risultato [...] le ore di lavoro non hanno limiti. Esse dipendono dall'organizzazione industriale del campo e dal modo in cui si deve lavorare, e vengono stabilite personalmente dal comandante del campo. Ogni circostanza che possa abbreviare le ore di lavoro (cibo, appelli, ecc.) deve essere portata al minimo assoluto. La pausa di mezzogiorno e gli spostamenti per il cibo fanno perdere tempo prezioso e sono proibiti».


09.11.1943
Il 9 novembre 1943 Concetto Marchesi inaugurò l'anno accademico alla presenza del ministro della RSI Biggini. Prima dell'arrivo di Marchesi un gruppo di fascisti si era impadronito della tribuna arringando gli studenti perché si arruolassero e insultando con l'epiteto di “imboscati” gli studenti che reagivano a quell'intrusione. Marchesi e il pro-rettore Meneghetti allontanarono personalmente e a forza i militi fascisti dal podio. Il discorso di Marchesi fu particolarmente abile, non conteneva alcuna approvazione al regime passato e presente, riuscendo tuttavia a farsi apprezzare dalla stampa fascista, che lo esaltò con grandi titoli elogiativi.
Il nucleo del discorso di Marchesi s'incentrò sulla necessità di un'unione fraterna tra il mondo della scienza, rappresentato dall'Università, “alta e inespugnabile rocca”, e il mondo del lavoro.
Gli incidenti tra fascisti e studenti antifascisti si ripeterono dopo la fine del discorso e nei giorni successivi, tanto che il colonnello von Frankenberg, comandante della piazza di Padova, comprese che stava nell'influsso di Marchesi la causa dell'agitazione studentesca e il 18 novembre chiese al prefetto di prendere iniziative.
Intorno a quella data, avvertito del pericolo di arresto, Marchesi si nascose fino al 29 novembre.
Scrisse una lettera di dimissioni al ministro Biggini, datata 29 novembre e un appello agli studenti di Padova, post-datato al 1º dicembre e diffuso il 5 dicembre.
Il 30 Novembre lasciò Padova per Milano e poi espatriò in Svizzera.


05.12.1943
Data della diffusione dell’appello agli studenti di Padova, scritto da Concetto Marchesi il 29 Novembre (prima di lasciare Padova per la Svizzera), post-datato al 1º dicembre, nel quale invitava gli studenti a partecipare alla Resistenza:
«Sono rimasto a capo della vostra Università finché speravo di mantenerla immune dall’offesa fascista e dalla minaccia germanica [...] tale proposito mi ha fatto resistere, contro il malessere che sempre più mi invadeva nel restare a un posto che ai lontani e agli estranei poteva apparire di pacifica convivenza mentre era un posto di ininterrotto combattimento. Oggi il dovere mi chiama altrove [...] Studenti: mi allontano da voi con la speranza di ritornare a voi maestro e compagno, dopo la fraternità di una lotta assieme combattuta».


01-08.03.1944
Data del grande ed unico sciopero generale avvenuto nell'Europa occupata dal nazifascismo.
Le richieste degli scioperanti furono sia politiche che economiche.
I loro obiettivi erano il blocco dei prezzi dei generi alimentari, l'aumento dei salari e delle razioni, il pagamento delle gratifiche già concesse, la cessazione delle deportazioni di manodopera e dei trasferimenti di macchinari e impianti in Germania; attraverso tali rivendicazioni si puntava a sospendere o ridurre al minimo la produzione di guerra.
Lo sciopero ebbe successo nelle aree di Milano e Torino ma non in quella di Genova; in Lombardia si calcolano in totale circa 350.000 scioperanti.
Tra il 25 luglio e l’8 settembre 1943 avevano già avuto luogo manifestazioni, scioperi a scacchiera per la pace, per la liberazione dei detenuti politici, per il ristabilimento delle principali libertà soppresse dal fascismo e per il miglioramento di mense e salari, ma mai della stessa scala del marzo 1944.
La repressione nazifascista fu durissima e fu attuata sulla base di precisi elenchi fatti compilare dalle direzioni aziendali, dove figuravano, accanto a noti sovversivi, già confinati o passati per il Tribunale Speciale, lavoratori antifascisti e operai specializzati.
Nell’area industriale Bicocca - Sesto San Giovanni le persone avviate alla deportazione furono 562, i deportati giunti nei campi di concentramento sinora accertati furono 553, di cui 220 morirono nei lager e 10 successivamente a causa della deportazione.


23.11.1944
Data dello sciopero alla Pirelli Bicocca. La repressione dello sciopero politico e lo sfruttamento di manodopera a bassissimo costo per l’industria tedesca furono alla base delle deportazioni del 23 novembre 1944 degli operai della Pirelli Bicocca.
In solidarietà con Caproni, Falck e Magneti Marelli (colpite da una serrata, conseguenza di uno sciopero generale parzialmente fallito), la Pirelli Bicocca scese in sciopero compatta alle ore 10.
Le SS arrivarono in mattinata e iniziarono una caccia all’uomo, tra lo scompiglio generale che impedì ogni reazione.
Catturarono 183 lavoratori (tra loro vi erano anche due ingegneri e un impiegato).
Vennero tutti caricati sui camion e portati a San Vittore. La mattina successiva Alberto Pirelli avanzò formalmente la richiesta che tutti i dipendenti arrestati fossero rilasciati: 27 furono rilasciati. A cinque giorni dall’arresto 156 lavoratori vennero deportati in Germania, 3 riuscirono a fuggire dai vagoni piombati, 153 furono immatricolati in diversi campi di lavoro, 12 vi morirono, uno morì dopo il rimpatrio in conseguenza della deportazione.