Note ed Approfondimenti

PERSONE

Oswald Pohl
Fu la terza figura più potente delle SS dietro Himmler e Heydrich: era responsabile di tutta l'amministrazione e fornitura delle Waffen-SS, controllava i 20 campi di concentramento e 165 campi di lavoro; dirigeva tutti i progetti di costruzione delle SS e della polizia, era responsabile di tutte le imprese economiche delle SS.


Osvaldo Sebastiani
Fu segretario particolare del Duce dal 1934 fino al suo improvviso licenziamento del 1941. Restò fedele al dittatore tanto da ottenere la carica di Presidente di Sezione della Corte dei Conti durante gli anni della Repubblica Sociale Italiana. Fu ucciso da una squadra di partigiani.


Giuliano Balbino
Laureato in lettere e filosofia all'Università di Torino. La sua carriera nel mondo accademico che iniziò nel 1925, lo portò ad essere docente presso le università di Firenze, Bologna e Roma.
Aderì al Partito Nazionale Fascista e nel 1924 fu nominato Sottosegretario di Stato al Ministero della pubblica istruzione dal 1924 al 1925; ebbe poi l'incarico di ministro dell'Educazione Nazionale del governo Mussolini dal 1929 al 1932: fu egli ad imporre ai professori universitari il giuramento di fedeltà al regime, che venne sottoscritto da tutti i docenti tranne dodici.
Nominato senatore del Regno nel 1934, dopo la caduta del fascismo si ritirò a vita privata. Nel dopoguerra fu deferito all'Alta Corte di Giustizia per le Sanzioni contro il Fascismo, ma beneficiò dell'amnistia Togliatti e non subì alcuna condanna.


Theodor Emil Saevecke
Ufficiale delle SS, ebbe il comando della SIPO-SD (Polizia e Servizio di Sicurezza) in Lombardia durante l'occupazione tedesca.
Responsabile della strage di Piazzale Loreto, della strage di Corbetta, e di molte torture fatte ai prigionieri detenuti sia all'Hotel Regina che al carcere di San Vittore, Saevecke collaborava anche con Pietro Koch concorrendo anche alla creazione di una "squadra speciale" basata in una villetta in via Paolo Uccello (quartiere San Siro), ribattezzata immediatamente "Villa Triste" per via del ricorso sistematico alla tortura da parte degli uomini di Saevecke e Koch nei confronti degli antifascisti che cadevano nelle loro mani. Nel dopoguerra, collaborò con la CIA e rivestì un ruolo importante nell'ufficio federale della polizia criminale della Repubblica Federale Tedesca. Non ha mai subito alcun processo in patria.


Ferruccio Parri
Fu un capo partigiano e ricoprì la carica di Presidente del Consiglio del Regno d’Italia nella seconda metà del 1945.



LUOGHI

Luoghi di detenzione nell’area di Milano

I primi luoghi di detenzione per gli arresti furono il carcere di Monza e le celle di San Fedele (Questura). L’ex macello di Monza era usato come luogo per torture ed interrogatori. Anche il carcere di San Vittore a Milano fu luogo di numerose torture, molti prigionieri ricordano l'SS-Rottenführer Franz Staltmayer, detto “la belva”.


Fossoli e Bolzano
Il campo di Fossoli, in Emilia Romagna, fu utilizzato come principale campo di concentramento e transito per la deportazione di ebrei e oppositori politici.
Il campo di Bolzano fu attivo come campo di concentramento dall’estate del 1944.


Auschwitz
Auschwitz-Birkenau fu il campo in cui il processo di sterminio sistematico raggiunse il culmine della sua efferata efficienza uccidendo circa 1 milione e mezzo di persone.


Kahla
Kahla fu un complesso di gallerie ricavato dalle miniere di sabbia quarzifera e formato da 75 tunnel per una lunghezza totale di 32 chilometri e una superficie utile di 10 mila metri quadrati. In cima ad una collina di quest'area venne costruita una pista di decollo in cemento, lunga 1500 metri e larga 50, con una ferrovia a cremagliera per il trasporto alla pista di un aereo completo, pronto per essere consegnato direttamente in volo ai reparti operativi. A Kahla si produceva il caccia a reazione Messerschmitt Me 262 (il primo caccia con motore a getto, uno dei più avanzati aerei da combattimento dell’epoca).
Le condizioni dei lavoratori a Kahla erano terribili, alcune fonti storiche, in particolare tedesche, raccontano le brutalità e i crimini commessi: “Alla vigilia di Natale del 1944, un operaio belga rimase impigliato con le gambe in una betoniera. Per non fermare il lavoro, il responsabile della ditta Andorf, un certo Rehring, ordinò l’amputazione delle gambe con una sega da falegname e un’accetta. L’operaio poco dopo morì”.


Mauthausen
Il campo di concentramento di Mauthausen-Gusen è stato il solo campo di concentramento classificato di "classe 3" (come campo di punizione e di annientamento attraverso il lavoro).
Tra i tanti campi nazisti fu uno di quelli in cui le uccisioni furono più cruente, le condizioni di vita e lavoro più dure, e nel quale erano costanti le atrocità compiute dai nazisti.
Oltre a questo, il sistema di campi e sottocampi di Mauthausen superò abbondantemente i cinque maggiori campi nazisti (tra cui Auschwitz-Birkenau) sia in termini di produzione che di profitti. Nel solo 1944 Mauthausen generò guadagni per più di 11 milioni di Reichsmark (pari a 144 milioni di Euro nel 2018).



APPROFONDIMENTI

25 luglio 1943
La notte del 10 luglio 1943 gli Alleati sbarcarono in Sicilia. Nella riunione del Gran Consiglio del Fascismo del 24-25 luglio si decise il crollo del potere del Governo Fascista dopo 21 anni e l'arresto di Mussolini, che fu relegato in prigione sul Gran Sasso. Il Re nominò subito capo del Governo il Maresciallo Pietro Badoglio, ex capo di Stato maggiore dimessosi nel 1940.
In molti sperarono che la caduta di Mussolini coincidesse con la fine del fascismo e della guerra. Non fu così, Hitler fece liberare Mussolini e venne fondata la RSI.


8 settembre 1943
Badoglio proclamò la resa incondizionata tra il Regno d'Italia e le forze Alleate.
Le forze armate italiane rimasero senza comandi, mentre le armate tedesche della Wehrmacht e delle SS presenti in tutta la penisola poterono far scattare l'Operazione Achse occupando tutti i centri nevralgici del territorio nell'Italia settentrionale e centrale, fino a Roma, sbaragliando quasi ovunque l'esercito italiano: la maggior parte delle truppe fu fatta prigioniera e venne mandata nei campi di internamento in Germania, mentre il resto andava allo sbando e tentava di rientrare al proprio domicilio; di questi ultimi, alcuni (chi per motivi ideologici chi per opportunità), si spostarono in montagna andando a costituire i primi nuclei del movimento partigiano della Resistenza italiana.


La Resistenza
I primi raggruppamenti si costituirono nelle Prealpi e nel Preappennino per facilitare gli approvvigionamenti dalla pianura e per poter disporre di aree arretrate di sicurezza in alta montagna. Organizzati e comandati in un primo momento da giovani ufficiali inferiori e sottufficiali dell'esercito in dissoluzione, questi primi gruppi, costituiti da poche decine di elementi, vennero rafforzati dai primi capi politici che salirono in montagna per prendere parte alla lotta e organizzarla.
Nel tempo si assisterà a una progressiva politicizzazione di molti ufficiali inferiori dell'esercito e ad una militarizzazione dei capi politici comunisti e azionisti.
A differenza delle successive GAP e SAP che operarono nelle grandi città, le formazioni partigiane operavano tra le montagne fino a scendere verso le pianure.
Dai primi piccoli gruppi (un totale di circa 1500 uomini) costituiti dopo l’8 settembre 1943 si arrivò alle 100mila unità dell’ultimo periodo.
La Resistenza fu animata da forza antifasciste con profonde differenze di obiettivi e di metodi.
I cinque principali gruppi politici partigiani che parteciparono alla lotta di liberazione nazionale furono: Brigate Garibaldi (comunisti), Brigate Giustizia e Libertà (Partito d’Azione), Brigate Matteotti (socialisti), Brigate Fiamme Verdi (cattolici), Brigate Osoppo (laici liberali).
La Resistenza italiana giocò un ruolo importante per l'esito della guerra in Italia e, a costo di grandi sacrifici umani, cooperò attivamente a indebolire le forze nazifasciste. Tennero impegnate sette divisioni tedesche e contribuirono al collasso delle forze naziste entro e attorno Genova, Torino e Milano.


La deportazione
Dei 600.000 IMI (Internati Militari Italiani) i deceduti durante la prigionia oscillano tra 37mila e 50mila (meno del 10%).
Dei 23.826 deportati politici italiani (22.204 uomini e 1.514 donne) condannati a morire di sfinimento attraverso le durissime condizioni di lavoro, non sopravvissero in 10.129 (circa il 50%).
La condizione peggiore fu riservata agli 8.564 deportati per motivi razziali (quasi tutti ebrei), che furono condotti a morire nei campi di sterminio e di cui solo in piccola parte furono selezionati per il lavoro coatto, ne moriranno 7.555 (quasi il 90%).


La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni
Le persone avviate alla deportazione furono 562, i deportati giunti nei campi di concentramento, sinora accertati, furono 553, di cui 220 caddero e 10 morirono successivamente a causa della deportazione.
La deportazione politica assunse quindi nell’area industriale di Sesto S. Giovanni dimensioni di massa per la grande e compatta partecipazione dei lavoratori agli scioperi politici del 1944 e per l’impegno degli operai nelle organizzazioni clandestine della Resistenza e nelle brigate partigiane di città e di montagna che nella fabbrica avevano le proprie basi.
In alcuni casi la dirigenza (anche ai più alti livelli) non contrastava ed anzi manteneva rapporti con la Resistenza fornendo finanziamenti e materiali; le liste delle persone da deportare però furono compilate dai capireparto delle aziende, in genere a seguito delle pressioni esercitate dai direttori degli stabilimenti che avevano ricevuto a loro volta pressioni e minacce dalle autorità nazifasciste.
Il numero dei lavoratori deportati e dei caduti in deportazione fu altissimo, furono deportati lavoratori principalmente da:
Breda: 199 deportati, 112 caduti
Pirelli: 184 deportati, 24 caduti
Falck: 96 deportati, 58 caduti
Le donne deportate furono 13 (2,34%) e tutte sopravvissero.
Se si considerano i 27 rimasti a Bolzano, rilasciati o fuggiti dai campi in Italia, il tasso di mortalità è del 37,9 % rispetto a una media stimata del 90%. Dei 206 deportati caduti nei lager dei quali è noto il luogo di morte, 173, cioè l’84%, perirono a Mauthausen e nei suoi sottocampi (93 solo a Gusen), gli altri 33 morirono in altri Lager, 8 fra questi caddero a Kahla, 6 a Flossenbürg, 4 a Buchenwald, 3 a Dachau.
Il numero relativamente alto di sopravvissuti era dovuto all’età e quindi alla resistenza fisica degli internati, al periodo più o meno breve di permanenza e al tipo di lager nel quale si era imprigionati: di sterminio, di lavoro, per militari, di punizione. A questo proposito la causa e le circostanze della cattura non erano sempre decisive: la destinazione a un tipo di campo era spesso connessa alle necessità della produzione bellica. Un altro fattore decisivo di sopravvivenza era il mestiere e la specializzazione.
La destinazione a un sottocampo nel quale vi era un’azienda, una razione alimentare anche di pochi grammi superiore a quella del lager, il lavoro al coperto, senza maltrattamenti continui, risultavano decisivi. Ad esempio i 15 deportati in seguito all’attentato del 10 febbraio 1944 alla sede del PFR (Partito Fascista Repubblicano) di Sesto S. Giovanni, dopo essere stati internati a Fossoli, furono deportati a Mauthausen, poi nel campo di lavoro di Wels dove si costruivano aerei. Sopravvissero tutti.
Un caso per molti versi emblematico riguarda i lavoratori della Pirelli Bicocca deportati per lo sciopero del 23 novembre 1944: su 153 deportati, 128 finirono in diversi campi dove si costruivano aerei e razzi e si fabbricavano armi e benzina sintetica: solo 6 morirono.
Altri 28 furono internati nel campo di Kahla, ritenuto fino a pochi anni or sono un campo di lavoro come gli altri e dove caddero 7 deportati. Una percentuale di caduti molto alta rispetto al tipo di lager.
Un aspetto richiamato da Bruno Maida e da Brunello Mantelli nelle loro relazioni riguarda i bombardamenti a tappeto alleati ed il conseguente spostamento delle fabbriche dei caccia (Henkel, Messerschmitt) e di razzi nelle gallerie e nelle officine sotterranee dei sottocampi e dei Lager. Vi fu probabilmente un collegamento diretto fra questo e la deportazione degli scioperanti della Breda Aeronautica e della Aeroplani Caproni. Complessivamente si tratta di 93 deportati tra ingegneri, tecnici e operai specializzati impegnati nella Resistenza.


Pirelli
Tra le aziende dell’area industriale Sesto/Bicocca è importante segnalare l’atteggiamento di distanza e contrasto ad alcune politiche fasciste esercitato dall’azienda e dalla sua dirigenza.
Alberto invitava già dal 1942 Mussolini a dissociarsi dalla Germania nazista e nel 1943 andò in viaggio in Svizzera per stabilire contatti con gli Alleati in vista delle trattative per l’Armistizio.
All’epoca delle leggi razziali fasciste antiebraiche, il problema in Pirelli fu affrontato e risolto con molta umanità.
Numerosi dirigenti e dipendenti ebraici furono fatti espatriare con garanzie di lavoro in organizzazioni pirelliane. Per chi restò in patria non mancarono mai aiuti di qualsiasi natura.
A seguito degli scioperi del marzo 1944 della Pirelli Bicocca, per dimensioni la seconda industria dell’area, vennero arrestate solo 7 persone.
Non è noto se alla Pirelli furono compilate le liste di lavoratori da deportare, ma l’atteggiamento critico dei nazisti nei confronti della proprietà e della direzione aziendale farebbe propendere per il no. Il dottor Rothman del RUK aveva dichiarato al direttore centrale che: “la Pirelli era l’unica ditta che non avesse dimostrato spirito di collaborazione e che avesse mancato agli impegni”.


Piazzale Loreto
Strage di Piazzale Loreto, 10 agosto 1944.
Quindici uomini furono fucilati da militi del gruppo Oberdan della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti della RSI, per ordine del comando di sicurezza nazista, e i loro cadaveri rimasero esposti al pubblico ed oltraggiati dai fascisti per tutta la giornata.
L'8 agosto 1944 partigiani ignoti compirono un attentato con due ordigni esplosivi contro un camion tedesco parcheggiato in viale Abruzzi a Milano. In quell'attentato non rimase ucciso alcun soldato tedesco ma provocò la morte di sei cittadini milanesi e il ferimento di altri undici (i GAP smentirono sempre la paternità dell’attentato).
Il capitano delle SS Theodor Saevecke pretese ed ottenne la fucilazione sommaria di quindici antifascisti.
All'alba del 10 agosto 1944, quindici partigiani vennero prelevati dal carcere di San Vittore e portati in piazzale Loreto, dove furono fucilati da un plotone di esecuzione composto da militi fascisti del gruppo Oberdan della legione Ettore Muti guidati dal capitano Pasquale Cardella.
Dopo la fucilazione - avvenuta alle 06:10 - a scopo intimidatorio i cadaveri scomposti furono lasciati esposti sotto il sole estivo, coperti di mosche, fino alle ore 20 circa. Un cartello qualificava i partigiani fucilati come "assassini".
I corpi rimasero sorvegliati dai militi della Muti che impedirono ai parenti di avvicinarsi, mentre gli stessi fascisti della RSI sputarono ed orinarono sui cadaveri; inoltre, per intimidire la popolazione e togliere ogni appoggio alla Resistenza, i militi fascisti obbligarono, armi alla mano, i cittadini in transito, a piedi, in bicicletta o sui tram, ad assistere allo “spettacolo”.
Meno di un anno dopo, all'alba del 29 aprile 1945, i cadaveri di Mussolini, dell'amante Claretta Petacci e di altri 15 fascisti, furono portati in Piazzale Loreto per subire lo stesso trattamento dei 15 antifascisti lì uccisi.
La gente accorsa ben presto in piazza alla notizia della morte del duce prese ad insultare i cadaveri, infierendo su di loro con sputi, calci, spari e altri oltraggi, accanendosi in particolare sul corpo di Mussolini. Il servizio d'ordine, composto di pochi partigiani e vigili del fuoco, decise quindi di appendere i corpi a testa in giù alla pensilina di un distributore di benzina.
Passate alcune ore, su pressione delle autorità militari alleate preoccupate per la tutela dell'ordine pubblico, i corpi furono trasportati all'obitorio.



GLOSSARIO

CLN: Comitato di Liberazione Nazionale, organizzazione politica e militare italiana costituita da elementi dei principali partiti e movimenti del Paese, formatasi a Roma il 9 settembre 1943 allo scopo di opporsi al fascismo ed all'occupazione nazista in Italia.


CVL: Corpo Volontari della Libertà, è stato la struttura di coordinamento generale della Resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale.


GAP: Gruppi di Azione Patriottica, formati dal comando generale delle Brigate Garibaldi alla fine del settembre 1943, erano piccoli gruppi di partigiani (4 o 5 persone) che nacquero su iniziativa del Partito Comunista Italiano per operare prevalentemente in città, sulla base dell'esperienza della Resistenza francese.


PNF: Partito Nazionale Fascista.


RSI: Repubblica Sociale Italiana, anche conosciuta come Repubblica di Salò, fu il regime, esistito tra il settembre 1943 e l'aprile 1945, voluto dalla Germania nazista e guidato da Benito Mussolini, al fine di governare parte dei territori italiani controllati militarmente dai tedeschi dopo l'armistizio (8 settembre 1943).


SAP: Squadre di Azione Patriottica, erano gruppi di combattimento partigiano nella Resistenza italiana, formate nell'estate 1944 come formazioni di circa 15-20 uomini ciascuna, nascono per espandere la partecipazione popolare alla lotta. Il numero di componenti del gruppo SAP non poteva portare ad una struttura coesa come quella dei GAP, rendendo quindi più carenti le ferree regole di clandestinità e maggiormente esposte a delazioni. All'inizio svolsero azioni di sabotaggio, fiancheggiando GAP e Brigate partigiane, diventando formazioni di alto profilo militare fino alla quasi indistinguibilità con i GAP.


Todt/Speer: l'Organizzazione Todt fu un’impresa di costruzioni che operò dapprima nella Germania nazista e poi in tutti i paesi occupati dalla Wehrmacht.
Creata da Fritz Todt, Reichsminister für Rüstung - und Kriegsproduktion - Ministro degli Armamenti e degli Approvvigionamenti, l'organizzazione operò in stretta sinergia con gli alti comandi militari durante tutta la seconda guerra mondiale, arrivando ad impiegare il lavoro coatto di più di 1.500.000 uomini e ragazzi. Alla morte di Todt prese il nome del nuovo ministro nonché celebre architetto Albert Speer.


WVHA: SS-Wirtschafts - und Verwaltungshauptamt - Ufficio centrale economico e amministrativo delle SS, era uno degli otto uffici principali che sovraintendevano alle attività delle SS. Il WVHA si occupava della gestione delle finanze, degli approvvigionamenti e degli equipaggiamenti delle SS oltre a gestire una serie di industrie ed attività artigianali che facevano direttamente capo alle stesse Schutzstaffel. Per coordinare al meglio lo sfruttamento della manodopera coatta rinchiusa all'interno dei campi di concentramento, il WVHA ebbe in carico anche la supervisione dell'intero sistema concentrazionario tedesco. Fu diretto, dalla fondazione nel 1942 fino al termine del conflitto, da Oswald Pohl.