Armando Milani - 06.10.1944

Operaio alla V Sezione della Breda
06.10.1944 data dell’arresto, 19 anni


Arrestato in Viale Sarca e portato a San Vittore, da lì viene trasportato in Stazione Centrale e caricato sul trasporto del 17 ottobre partito dal Binario 21 e diretto a Bolzano.
In inverno riparte con un nuovo trasporto diretto in Germania.
Sui carri bestiame trovano degli attrezzi che permettono di smuovere e togliere le assi di legno (secondo alcuni deportati questi attrezzi venivano nascosti nei vagoni dagli operai della Falck di Bolzano), riescono così a fuggire ma sfortunatamente Milani è catturato subito insieme ad altri. Vengono riportati a Bolzano, torturati e deportati a Flossenbürg.
Racconta della sua esperienza in campo di concentramento come di uno svuotamento.
Il lavoro senza logica dello spostare massi per poi riportarli da dove li avevano presi, il tempo fermo senza passato, presente, futuro:
«La testa era vuota. Non sapevo più dov’ero. Non esisteva né papà, né mamma, né ricordi. Niente. Non pensavo perché non ci riuscivo. Non entrava più niente nel cervello [...] non esisteva la preoccupazione di tornare a casa, perché eri con la mente fuori. Non sapevi se era sera o mattina. Non ho mai sognato nei campi di concentramento».
Intervistato su questa parte della sua vita, si racconta con grande onestà e limpidezza:
«Il mio arresto non c’entra con la politica né con gli scioperi. La sera prima che mi arrestassero ero andato a Milano in compagnia a trovare degli amici. Era il 6 ottobre. Di notte non ci siamo mossi perché c’era il coprifuoco. Verso le 5 del mattino mi avvio per tornare a casa a Sesto e incontro un posto di blocco costituito da polizia fascista e tedeschi; ero solo, mi intimano l’altolà. Il coprifuoco stava finendo, ma ero ancora dentro l’orario in cui non dovevo essere in giro [...] mi hanno arrestato ma potevano rilasciarmi dopo aver controllato chi ero, cosa facevo, perché ero lì. Per ignoranza e negligenza mi hanno trattenuto. Per questa banalità, diciamolo pure, guarda cosa ho pagato».