Jacopo Dentici - 07.11.1944

Studente di fisica
07.11.1944 data dell’arresto, 18 anni

Nasce in Brasile nel 1926 da una famiglia antifascista. Di intelligenza precoce, si iscrive alla facoltà di fisica a soli 17 anni a Milano.
Tra il 25 luglio 1943 ed il giorno dell’armistizio si avvicina al Fronte della Gioventù e fa la conoscenza di Ferruccio Parri, che in quel periodo risiede in città, a pochi passi dall’abitazione dei Dentici. Dopo l'8 settembre entra nei GAP del Comando Piazza di Voghera, dedicandosi a varie attività, dalla raccolta di armi alla distribuzione di stampa clandestina, all'aiuto agli ex-prigionieri anglo-americani.
Nel giugno 1944 Parri lo chiama a far parte della sua segreteria, presso il Comando Generale del CVL (Corpo volontari della libertà), situato in viale Bianca Maria, n. 45. Proprio qui, il 7 novembre del 1944, Dentici viene sorpreso da alcuni elementi della Legione Muti, mentre tenta di recuperare e nascondere alcuni importanti documenti.
Dapprima Jacopo è portato nella caserma Salinas, da dove riesce a inviare due biglietti, in cui comunica la sua cattura, uno al CVL, l’altro alla sorella. Trasferito a San Vittore, viene ripetutamente torturato. In carcere è un punto di riferimento per molti compagni. Nel gennaio 1945 è trasferito a Bolzano.
In una lista dei comandi alleati compare tra i prigionieri da salvare se possibile. La lista era stata compilata da Parri, e Dentici figurava come membro del Comando Generale ma non si riesce a liberarlo e da Bolzano è deportato a Mauthausen, con l’ultimo trasporto partito dall’Italia, il 1° febbraio.
Arriva a Mauthausen il 4 febbraio, poco dopo viene smistato al sottocampo di Gusen II, dove rimane fino alla sua morte, che avviene nel marzo successivo.
La sorella, Ornella Andreani Dentici, riporta e commenta la parte finale dell'ultimo breve biglietto di Jacopo da San Vittore, scritto al momento di partire per la Germania: “Se non volessi cadere nella retorica, direi: Viva l'Italia! P.S. Dio quanto son brutto rapato! Purtroppo non ne possiedo fotocopia e non so se la mia mamma abbia ancora l'originale. Ci terrei però molto che queste parole venissero ricordate, perché sono caratteristiche del suo spirito ironico e coraggioso, che sempre seppe scherzare anche nei momenti più tragici (noi sappiamo che a Bolzano faceva coraggio agli altri più vecchi di lui) e anche sono caratteristiche della nostra generazione, avvelenata dalla retorica fascista".
Nel novembre del 1946 l’Università degli Studi di Milano gli ha conferito la laurea “honoris causa” in fisica.