Vanda Maestro - 08.11.1938

Laureata in chimica, italiana di origine ebraica
08.11.1938 data di rilascio del tesserino dell’Università di Genova per l’iscrizione al terzo anno del corso di laurea in chimica, 19 anni
13.12.1943 data di arresto


Quando vengono emanate le leggi razziali Vanda Maestro è iscritta al terzo anno del corso di laurea in chimica. Il regime consente di terminare gli studi a chi è già iscritto ad un corso di laurea, purché resti sempre al passo con gli esami. La sua laurea è la stessa dell’amico Primo Levi, suo coetaneo, con cui condividerà “spalla a spalla” il viaggio in carro bestiame fino ad Auschwitz.
Negli anni dell’università e dopo la laurea è parte di quel gruppo di giovani ebrei che a Torino si incontra nell’edificio della scuola elementare ebraica per discutere di antifascismo, resistenza, politica ed emigrazione in Palestina; tra di essi spiccano i nomi di Luciana Nissim, Franco Momigliano, Primo Levi, Emanuele ed Ennio Artom.
Quando la grande amica Luciana Nissim è in vacanza premio a Courmayeur per la sua laurea, Vanda la raggiunge; è tra le montagne della Valle d’Aosta che apprendono della caduta di Mussolini. Tornano a Torino al colmo della gioia, ma presto la situazione diventerà ben peggiore; a Mussolini succede Badoglio e la guerra prosegue; dopo l’8 settembre, la vita per le famiglie ebree italiane si fa ancora più pericolosa.
Seguendo i Nissim si rifugia a Brusson, in un paesino della Valle d’Aosta, dove fra tanti sfollati ritrova l’amico Primo Levi.
Vanda viene descritta come una ragazza “silenziosa, timida, terrorizzata dai bombardamenti”; è poco sicura di sé, facile a deprimersi e forse in Luciana trova un appoggio; in talune lettere che le indirizza si lamenta quando la risposta dell’amica tarda ad arrivare.
Qualche tempo dopo Vanda si unisce con Primo Levi, Luciana e Franco Sacerdoti ad altri giovani che intendono supportare il gruppo di ex-militari partigiani che si trova nei pressi di Col di Joux, ad Amay. Ma la loro esperienza partigiana, condotta con un grande slancio tanto vitalistico quanto non sufficientemente organizzato, si interrompe piuttosto presto.
All’alba del 13 dicembre 1943, una squadra di fascisti informata da un delatore compie un rastrellamento in cui Vanda e gli amici vengono arrestati e trasportati nel carcere di Aosta; «ci svegliammo circondati dalla repubblica: loro erano trecento, noi undici, con un mitra senza colpi e qualche pistola», scrive Levi ne Il sistema periodico.
Dopo l’incarcerazione ad Aosta, il gruppo viene trasferito a Fossoli in treno.
In un’intervista del 1989 Luciana Nissim dirà che una volta giunti nella Pianura Padana, il treno procedeva così lentamente che forse con un po’ di coraggio avrebbero potuto saltare, cercando di fuggire; ma né Vanda né alcuno degli altri tenta di sottrarsi a quello che stava accadendo e per quel profondo legame che li univa, affrontano il destino comune insieme e nessuno abbandona gli altri.
Vanda sosta a Fossoli prima di partire per Auschwitz il 23/02/1944, viaggiando sullo stesso convoglio di Luciana Nissim, Primo Levi e Franco Sacerdoti. Prima della partenza lei e Luciana non si fanno molte illusioni sul loro destino; immaginando un viaggio durissimo e al gelo, indossano gli indumenti più caldi. La notte terribile prima della partenza, presa dallo sconforto, Vanda tenta di tagliarsi le vene; ma la ferita che si procura è solo superficiale e, bendata, l’indomani parte come gli altri. Non sapeva dove fossero diretti: il nome Auschwitz allora non diceva niente.
Una volta giunti ad Auschwitz Vanda e Luciana si separano: Luciana ha l’accortezza di dire di essere medico, cosa che le frutterà un incarico nel ricovero del campo, mentre Vanda è assegnata ai lavori pesanti.
Vanda deperisce velocemente, si lascia andare. Il lager la distrugge, subito diventa una “sommersa”, per usare un termine di Primo Levi. Ha le gambe gonfie, si trascina a stento, gli zoccoli le scappano dai piedi piagati. L'igiene è precaria; andare a lavarsi nel blocco della toilette significava essere picchiati dagli addetti alle pulizie. Ogni minima parola dura la fa piangere.
Luciana viene quasi tutti i giorni a trovare lei e le altre italiane del campo. Il giorno prima della sua partenza per Hessisch Lichtenau, un sottocampo di Buchenwald, le due amiche si incontrano, forse per l’ultima volta: Vanda è in un blocco di convalescenza e chiede a Luciana: “Se io morirò e tu un giorno avrai una famiglia, la chiamerai Vanda la tua bambina?”.
Vanda viene uccisa ad Auschwitz il 31/10/1944, a 25 anni.